“Nel periodo in cui durò il ghetto – dal 24 novembre 1941 fino alla liberazione avvenuta l’8 maggio 1945 – passarono per lo stesso 140.000 prigionieri. Proprio a Terezin perirono circa 35.000 detenuti. Degli 87.000 prigionieri deportati a Est, dopo la guerra fecero ritorno solo 3.097 persone.
Fra i prigionieri del ghetto di Terezin ci furono all’incirca 15.000 bambini, compresi i neonati. Erano in prevalenza bambini degli ebrei cechi, deportati a Terezin insieme ai genitori, in un flusso continuo di trasporti fin dagli inizi dell’esistenza del ghetto. La maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. Dopo la guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio e di questi nessuno aveva meno di quattordici anni. I bambini sopportarono il destino del campo di concentramento assieme agli altri prigionieri di Terezin”
Sono parole di Anita Frankovà, Direttore del Museo Ebraico di Praga nel quale sono conservati disegni e poesie realizzati dai bambini rinchiusi a Terezin, città-fortezza cecoslovacca che divenne, tra il 1942 e il 1944, il “ghetto dell’infanzia”. Il lascito più struggente dell’attività artistica sviluppata negli ateliers clandestini di Terezín è rappresentato dalle produzioni dei piccoli “ospiti”: diari, riviste, 5.000 disegni e 66 poesie.
I pannelli in esposizione alla Casa della Memoria e della Storia fino al 28 marzo mostrano una selezione di questa produzione“unica”, terribile e straordinaria al tempo stesso.
Terezín ebbe una propria. Da un lato, fu uno strumento della “campagna pubblicitaria” dei nazisti che, nel processo della soluzione finale della questione ebraica, lo utilizzarono cinicamente come Propagandlager, un palcoscenico da esibire alle delegazioni straniere in visita, un campo modello dedito alla musica, al teatro, all’arte.
Dall’altro lato, fu protagonista di un rigoglio creativo che fiorì spontaneo, ben oltre le messinscene pianificate dagli aguzzini: la cultura divenne un “necessario” nutrimento spirituale per i prigionieri, una sorta di baluardo opposto con la forza della disperazione alla minaccia incombente della Vernichtung, la riduzione al nulla.
La mostra è a cura di Anpi Roma ed è tratta dal catalogo edito a cura degli Enti Promotori della Mostra: Associazione versigliese Italia-Cecoslovacchia, Regione Toscana, Amministrazione provinciale di Pisa.
E’ promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale – Dipartimento Cultura Servizio Spazi Culturali. Il materiale è stato realizzato da Coop Lombardia – Comitato Soci di Niguarda (Mi – Ornato). Si ringrazia ANCC Coop.