I volti, le pietre, la città: Mario Carbone, Emilio Gentilini

1952-1985 fotografie dalla collezione del museo

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I volti e i luoghi di una Roma ormai dimenticata sono i protagonisti degli scatti di Mario Carbone ed Emilio Gentilini esposti fino al 5 maggio al Museo di Roma in Trastevere. Oltre 100 fotografie, molte delle quali mai esposte al pubblico e tutte provenienti dalla grande collezione del museo trasteverino, che raccontano Roma dal 1952 al 1985. Una città pittoresca in cui si colgono i segnali del cambiamento.

I due fotografi romani presentano una selezione di scatti in bianco e nero che si distinguono per poetica e tematiche. Le immagini di Carbone si distinguono per un approccio realista che documenta luoghi ed individui colti con nitida coerenza. Lo sguardo di Carbone si fa più antropologico nelle fotografie che ritraggono i fedeli in visita a San Pietro con il sacerdote che fa da cicerone o le turiste devote inginocchiate con i loro abiti stravaganti. Le donne e gli uomini ritratti nella semioscurità delle osterie sono invece pervase da una vena di struggente malinconia. Le immagini di Roma degli anni Settanta e Ottanta del XX secolo danno invece più spazio alle tematiche sociali: le manifestazioni politiche e di protesta, la scena “povera” e le pareti spoglie di cantine e garage adattate a palcoscenici dove Carbone ritrae l’avventura irripetibile dei teatri d’avanguardia romani.

 Gentilini ritrae principalmente luoghi e personaggi del rione popolare di Trastevere. Qui piazze e strade sono ingombre di persone e dei loro spesso poveri “strumenti del mestiere”. La città è ancora vissuta nella comune partecipazione di spazi e ritualità quotidiane e festive. Gentilini osserva e ritrae, con ironia e personale leggerezza, una Roma intenta e indaffarata in molteplici attività. Molte anche le immagini dedicate alla socialità e alla religiosità  e, ancora, allo svago e al tempo libero vissuti fuori dalle mura domestiche: strade, marciapiedi e cortili diventano territorio vissuto e partecipato per ballare il saltarello, giocare a “zecchinetta” e scambiare quattro chiacchiere con la vicina.